(KGI 06) Desiderio di vendetta by Maya Banks

autore:Maya Banks [Maya Banks]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Rosa crime
editore: Leggereditore
pubblicato: 2018-07-02T22:00:00+00:00

23

Erano le due del mattino e P.J. era sveglia come un grillo, la gamba ferita le pulsava. Non voleva prendere un’altra dose di antidolorifici, aveva bisogno di restare lucida per valutare con esattezza con cosa avrebbe avuto a che fare.

Nonostante fosse solo una ferita marginale, la gamba continuava a farle male se provava a metterci sopra il peso. Aveva poco tempo a disposizione per guarire, non sarebbe rimasta a casa mentre la squadra partiva per Giacarta. La verità era che non voleva coinvolgerli, nonostante fossero determinati ad aiutarla a perseguire il suo scopo. Non voleva che i suoi peccati diventassero anche i loro.

Si spinse goffamente fuori dal letto e poggiò i piedi sul pavimento. Non sarebbe riuscita a riprendere sonno. Aveva dormito tutto il giorno, grazie alle medicine che Donovan le aveva somministrato. Immaginò il resto della squadra dormire profondamente.

Donovan aveva predisposto un jet per l’alba del mattino seguente. Dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio, si rese conto che non aveva senso provare a riaddormentarsi. Le restavano solo tre ore prima che si rimettessero di nuovo in marcia.

Il piccolo cottage che Donovan e Cole erano riusciti a rimediare era a malapena comodo per due persone, figuriamoci per la squadra al completo con l’aggiunta di Donovan. Avevano tutti insistito affinché prendesse lei il letto, e Cole l’aveva portata dal divano del salotto, dove aveva passato la maggior parte del pomeriggio, dritta nel letto matrimoniale in camera.

Se avesse avuto più coraggio gli avrebbe chiesto di condividere gli agi di un materasso a due piazze con lei. Ma non riusciva a farsi uscire le parole dalla bocca.

Con esitazione provò a fare un passo tenendosi pronta al dolore, che le esplose arrivandole fino all’ombelico. Attese diversi secondi, inspirando profondamente in attesa di ristabilizzarsi.

Se la stava facendo sotto, e non aveva nessuna intenzione di chiamare uno dei ragazzi per farsi aiutare a espletare i propri bisogni.

Per coprire la breve distanza fino al bagno impiegò un’eternità. Quando arrivò alla porta si fermò e buttò un’occhiata in salotto per vedere i ragazzi che si erano arrangiati sistemandosi sullo scarno mobilio a disposizione. Avevano l’aria di essere terribilmente scomodi. Steele e Cole erano distesi sul pavimento con gli zaini dietro alla testa a fargli da cuscino.

Sentendosi come se avesse cento anni, sgusciò all’interno del bagno.

Le ci volle molto di più di quanto avrebbe sperato. Osservò lo spesso bendaggio intorno alla coscia destra. Era stata fortunata, il proiettile avrebbe potuto frantumarle il femore o peggio, colpire l’arteria femorale e si sarebbe dissanguata nel giro di pochi minuti. Invece le aveva perforato il muscolo mancando l’osso solo di mezzo centimetro.

Non arrendersi al dolore.

Era un mantra che aveva funzionato negli ultimi sei mesi. Alcuni giorni, era stata l’unica cosa che era riuscita a farla andare avanti.

Con indosso solo la biancheria e una maglietta pulita, prima di uscire dal bagno si tirò giù la maglia per coprirsi le gambe. Appena aprì la porta si ritrovò faccia a faccia con Cole.

Se ne stava appoggiato alla parete opposta, con le braccia conserte e un piede contro il muro.

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